Alcuni scavi presso alla Chiesa hanno portato al rinvenimento di alcune monete romane (1). L'antico nome della villa era probabilmente Gambarana o Camporaniero (2). Nel 1501 è nominata la corte del Fienile o del Rubino. In suo luogo nel 1502 è eretto un edificio principesco; si ha pure notizia di un Oratorio dedicato a S. Girolamo ed un mulino sul Rimondulo. Nel 1512 le viene dato il nome di S. Vittoria (3). L'Oratorio è ancora nominato nel 1540 (4). Per opera di Ippolito Bentivoglio si dà inizio nel 1585 alla costruzione della Chiesa dedicata a Santa Vittoria (5). L'edificio verrà ricostruito nel 1681 (6). Attualmente presenta una elegante facciata tripartita. Il ritmo delle lesene è spezzato da una fascia marcapiano; superiormente è conclusa da un frontespizio arcuato. Il campanile con cella a monofore si innalza discosto dal fabbricato. I diritti di Camponieri passarono dal Cardinale Ippolito Bentivoglio alla Camera Ducale. Nel 1710 furono acquistati dal Conte Camillo Ferrarini di Reggio. Il 21 luglio 1770 passò in possesso di Antonio Greppi di Milano con rogito Giov. Rota (7). Vi figuravano 16 biolche costituenti il fabbricato della corte dei Quarti di cui si ha notizia dal 1568 (8). La corte viene atterrata dal Greppi che vi costrui' il nuovo Palazzo, opera di diversi architetti dal Marliani al Piermarini, Tarabusi e Bolognini. Il prospetto principale mostra una parte centrale raccordata a due corpi laterali minori con un lungo fronte lineare. Sul retro si osserva un bellissimo loggiato a due ordini a 13 luci. Nell’interno sono decorazioni degli inizi dell’Ottocento di Giovanni Moroni e Giovanni Sogliani. Il prospetto principale mostra una parte centrale raccordata a due corpi laterali minori con un lungo fronte lineare. Sul retro si osserva un bellissimo loggiato a due ordini a 13 luci. Tra il 1800 ed il 1810 S. Vittoria è costituita in Comune autonomo (9). La sua popolazione, in tale periodo, era di 1347 abitanti (10). Il mulino di S. Vittoria già della Cooperativa Agricola fino al 1930 c. , ed ora Benaglia, era un tempo azionato da una ruota verticale collegata a quattro coppie di macine.
Palazzo Greppi - Fronteggia la chiesa di Santa Vittoria il grande palazzo edificato tra il 1770 e il 1775 (il giardino e i fabbricati annessi furono ultimati nel 1783) dal Conte Antonio Greppi di Milano, capo fermiere dello stato milanese. Greppi aveva acquistato da Francesco III d’Este una tenuta agricola di notevolidimensioni, che la riorganizzò e la rese efficiente secondo i criteri fisiocratici del tempo, affidando il progetto complessivo all’ingegnere ducale Lodovico Bolognini con l’intento principale di realizzare una risaia. La posizione centrale e la mole che il Palazzo occupa rispetto all’abitato hanno condizionato lo sviluppo dell’intera frazione di S. Vittoria, attestando una situazione di “possesso” signorile, assoggettando formalmente anche la chiesa. La costruzione della fabbrica, frutto d’interventi a volte disomogenei, fu improntata a un principio strettamente economico (motto del Greppi fu: “bello che nulla costa”). Progettista del disegno originario fu Marliani, dilettante di architettura ma esperto di risaie. Il progetto, in seguito a pesanti critiche, fu poi ripreso dal Piermarini, dal Tarabusi e dal Bolognini. In un semplice stile neoclassico, la facciata principale, lunga 144 metri, è suddivisa in tre corpi con frontoni, di cui il centrale costituiva l’abitazione estiva del Greppi, conte dal 1778, mentre i corpi laterali avevano la funzione di casa del fattore, degli operai specializzati, di alcuni salariati e di luogo di ammasso e di lavorazione di alcuni prodotti.Il modello architettonico rimanda alle grandi ville venete; ma l’originalità di Palazzo Greppi è costituita dall’accostamento delle funzioni produttive legate alla tenuta con le caratteristiche della residenza signorile, il che lo avvicina al modello delle corti chiuse delle cascine lombardee piemontesi. La facciata si è resa ancor più severa dopo la demolizione (1832) dello scalone esterno e della terrazza pensile e la perdita del colore rosso e delle decorazioni. La distruzione del giardino all’italiana (opera del bolognese Pagani) avvenne nel XX secolo. A sud, le tre parti dell’edificio sono ben definite e distinte. Il corpo centrale, con gli appartamenti nobili contiene la sala di rappresentanza a doppia altezza circondata dal ballatoio con ringhiera di ferro battuto e decorata in stile neoclassico alla fine del sec. XVIII da Giovanni Morini. Nel salone si conserva un camino di marmo, del Bolognini, in puro neoclassico. L’ala di ponente ha un doppio loggiato sul quale si aprono ampie stanze forse utilizzate come deposito delle scorte agricole o la lavorazione della seta. L’ala di levante ha un porticato al piano terra, con locali erano adibiti a cantine e depositi, mentre al primo piano si trovavano gli alloggi per il fattore e i familiari. Nel 1911 fu acquistato, e ne fu sede, dalla Cooperativa Agricola, che diventò la più grande cooperativa d’Italia, rappresentando un importante momento storico economico-politico-sociale del territorio. Nel 1974 l’Amministrazione Comunale acquistò Palazzo Greppi e recuperò l’edificio, adibendolo in parte ad abitazioni, e in parte a servizi collettivi. La parrocchiale di Santa Vittoria - Sorge prospiciente a Palazzo Greppi. Fu riedificata com’è ora insieme al campanile nel 1683, sulle rovine della primitiva costruzione iniziata nel 1586, quando divenne parrocchia, per volontà di Cornelio e poi di Ippolito Bentivoglio a conclusione delle opere di bonifica sul territorio. La chiesa è dedicata a Santa Vittoria, martirizzata nel 253 e omonima della moglie di Ippolito. La facciata è divisa in due ordini sovrapposti dorico e ionico, coronati da un frontone curvo. Il sobrio interno è a navata unica con sei altari laterali. Entrando, a destra si trova la cappella dedicata alla santa, con altare di marmo. Fino al periodo napoleonico, era presente una pala dello Schedoni, di cui se ne sono perse le tracce. Le reliquie di S. Vittoria furono donate del Cardinale Vicario di Roma all’Arcidiacono di Guastalla nel 1647. Il campanile, staccato dalla chiesa, fu ricostruito nel 1722 dopo l’abbattimento del preesistente, reso pericolante dall’alluvione del 1705. La sagrestia data al 1720 e il coro al 1741. In seguito ad altre alluvioni e soprattutto al terremoto del 1832, la chiesa fu nuovamente modificata. L’alluvione del 1951 causò il crollo della navata e la perdita di molti arredi. Nel 1621 si erige a ridosso del Crostolo il mulino.Ponte Portine - Realizzato nel 1769 all'ingresso di Santa Vittoria, sostituì quello in legno sul torrente Crostolo, progettato alla fine del XVI sec. Durante le bonifiche Bentivoglio. Costruito in mattoni cotti, a tre fornici. Il nome deriva dalle “paratoie” che venivano calate nel corso del torrente al fine di tenere alto il livello dell’acqua per deviarla in un canale a uso del molino, sito nelle vicinanze. Il ponte costituiva una posizione strategica: un tempo vi passava l’antica via Domorum de Boscho e consentiva il transito dalla pianura a Reggio Emilia e alla collina. (testo tratto da Benvenuti a Gualtieri, itinerario storico–artistico-naturalistico, guida al territorio scaricabile in PDF nel sito del Comune)