"Vassi in San Leo ediscendesi in Noli, montasi su Bismantova in cacume con esso i piè; ma qui convien ch'om voli" La suggestione fortissima esercitata dalla "Pietra" sui visitatori colpì anche Dante che la scelse con San Leo e Noli di Savona per raffigurare l'impervio cammino sul Monte del Purgatorio (Purg. IV, vv. 25-27). Bella la descrizione che di Bismantova diede Benvenuto da Imola, il celebre commentatore di Dante: "pietra montanea in montibus Regii, tota saxea viva altissima, ita quodsuperat omnes colles vicnios, et habet unam solam viam in circuitu, quam pauci defendeven a toto mundo... Bene dicit poeta 'montasi su Bismantovà, idest usque ad summitatem, quae plana est; et addit 'in cacume... ', quia in ista sumitate est una pars in extremo eminensetaltior... " (1). Su questa calcarea "vedetta dell'Appennino" (Carducci) la ricerca archeologica ha, in più riprese, evidenziato stanziamenti a partire dal periodo eneolitico e di cui si rimanda anche alla scheda "BismantovaCampo Pianelli". Più correttamente, dall'epoca della cultura dei vasi campaniformi, databile tra il 2000 ed il 1850 a. C. (2). Molto importanti sono le attestazioni archeologiche del bronzo finale (XII-I sec. a. C. ). La necropoli Protovillano viano di Campo Pianelli ha fornito materiale cospicuo ed assai significativo durante le campagna di scavo effettuate tra 1865 e 1883 e nel biennio 1973-74, oltre a rinvenimenti episodici degli anni ' 60 di questo secolo (3). Anche la fase del ferro (VI-V sec. a. C. ) è documentata in modo significativo. Livio, riferendo dei combattimenti di M. Emilio Lepdo, Aulo Postumio Albino e Gaio Claudio Pelero con i "Lugures" tra il 187 ed il 172 a. C. menziona, tra i baluardi di quella popolazione, il monte "Suismontium". E' opinione corrente che in esso debba riconoscersi la rupe di Bismantova (4). nel corso degli scavi, il Chierici ebbe modo di evidenziare tracce di un fortilizio romano consovrapposizioni più tarde, ascrivibili al periodo altomedioevale. L'archeologo reggiano si era probabilmente trovato di fronte al celebre "Castrum Bismantum" menzionato da Giorgio da Cipro nela "Descriptio orbis romani", databile alla fine del VI secolo od agli inizi del seguente (5). La fonte, tuttavia, fotografa una situazione politica e territoriale anteriore al 590 d. C. A quell'epoca, Bismantova era saldamente nelle mani delle truppe Bizantine. Poco meno di un quarantennio dopo, nel 628, si ha un'ulteriore citazione del "castrum" a proposito di un viaggio compiuto da San Bertulfo, abate di Bobbio, a Roma. Come scrisse Jona di Susa nel "vita sancti Vertulfi", l'abate gravemente malato ebbe miracolosa guarigione sulla Pietra (6). Se autentico (7), il passo non stabilisce tuttavia, chi detenesse il Castello, se i Bizantini o i Longobardi. Rimane invece certa l'esistenza di una via di comunicazione tra il nord Italia e Roma passante per Bismantova. La datazione del trapasso del centro degli uni agli altri è quanto mai incerta, oscillando tra i primi del VII secolo, all'avanzata di Rotari del 643-644, per giungere fino a Liutprando (727). Recentemente è stato proposto un ulteriore abbassakento della cronologia relativa al 593 ca. , ricollegandola, con argomentazioni interessanti, alla discesa di Agilulfo verso l'Italia centro-meridionale (8). Di sicuro e positivo, comunque, vi è la circostanza che Bismantova venne eretta in "iudiciaria gastaldale". Ne sono prova due documenti dell'870 e dell'890 in cui le corti di "Felina" e "Malliaco" sono dette "sitas in comitatu Parmense in gastaldato Bismantino". La circoscrizione civile Parmense si intrometteva quindi in profondità nel reggiano forse a ricordo della provenienza dei Longobardi che avevano assoggettato Bismantova. Quelle due menzioni, chiare e che non danno adito a dubbi, rivestono un interesse tutto particolare, essendo le uniche anteriori al secolo X ad attestarci una così importante realtà pubblica territoriale (9). Fino alla seconda metà del X secolo, il Gastaldato Bismantino fece parte del Comitato Parmense, dal quale risulta distaccato nel 964 (10). per quanto attiene alla storia della giurisdizione civile facente capo a Bismantova, poco si sa per il X secolo. tNel 962-967 un "Vualbertus qd. Vualberti de Bismanto" è menzionato tra i vassalli di Adalberto Atto di Canossa (11). Non è da escludere aprioristicamente che già allora il territorio Bismantino cominciasse a rientrare, più o meno direttamente, nella sfera d'influenza Canossiana, con il consenso e l'appoggio della chiesa reggiana che vantava su quei luoghi la supremazia "in spiritualibus", ribadita esplicitamente da Ottone II nel 980 (12). Di certo l'interesse dei Canossa per la parte montagnosa della Contea di Reggio si accentuò con Bonifacio e la figlia Matilde che anoveratra i suoi possedimenti anche Bismantova (13). La morte della "Gran Contessa" fu seguita in breve dal frazionamento dei beni Canossiani. Bismantova sul finire del XII secolo appare in possesso dei Dallo, un cui ramo prese appunto il nome di da Bismantova. Nel 1198 Rodolfo da Bismantova, per altro già conosciuto dal 1187 (14), si assoggettava al Comune di Reggio (15), ma nel 1200 Bismantova è nuovamente libera dalla soggezione (16). Nominalmente il territorio era parte integrante dell'eredità Matildica e come tale, nel 1215, venne infeudato dapprima a Iacopo Salinguerra (17) e trent'anni dopo, nel 1245, a Salinguerra Torelli da parte dell'imperatore Federico II (18). Nella realtà, già nel 1218 gli "homines, i sequitores ed i consules" del Comune Bismantino, inserito nell'ambito di Carpineti, si erano sottomessi a Reggio (19). Ciò nonostante i da Bismantova a più riprese tentarono di staccare il territorio dall'area di influenza reggiana ed il castello dovette subire assedi ed occupazioni nel 1257e nel 1277-79 (20). Nonostante le traversie, la famiglia potè mantenere il predomino sul territorio Bismantino il cui comune figurava con 38 fuochi nell'estimo del 1315 (21). Bismantova venne temporaneamente sottratta ai legittimi signori allorchè nel 1320 Federico III concesse l'investitura della curia di Carpineti e del distretto. Comprendente anche Bismantova, ai Fogliani. tGià nel 1374, tuttavia, il castello era tornato ai vecchi signori (22). Nel secolo XV la politica estense nella montagna reggiana spinse il Marchese Nicolò III a concedere la piena giurisdizione ai Da Bismantova sui loro feudi. Il 7 settembre 1404 ai fratelli Feltrino, Bartolomeo e Giorgio venne concesso il feudo del castello di Bismantova con le corti dipendenti, cioè Bagnolo, Ceresola, Montale, Noce, Campoluogo, Fontanacornia, Costa, Marola, Vigola, Cervarezza ed altre terre (23). Il castello di Bismantova, restaurato nel 1422, fu riconfermato nel 1428 ai nobili da Bismantova che ne detennero il possesso fino all'estinzione della casata (1540-1553). Nel 1603 Bismantova venne infeudata ai Bevilacqua, poi ai Malvasia (1653-1664), seguito da un cinquantennio di regime podestarile. Dal 1719 fino alla soppressione del feudo nel 1798 fu dei Lucchesini (24). Negli estimi seicenteschi il nucleo abitato appare assai frazionato ed articolato su 32-33 famiglie estimate con una trentina di abitazioni e 5-6 botteghe più un mulino, mentre nel 1653-57 i fuochierano ben 300 (25). tAlla fine del '700 la popolazione del Marchesato, che possedeva una adunanza di Reggenti ed un Podestà con pretorio a Vologn, ascendeva a 1426 abitanti (26), risultando poi inglobata nei 9120 complessivi del Castelnovese della metà '800 (27). A quell'epoca, tuttavia, il centro si era da tempo spostato a Castelnuovo ed a Bismantova erano rimaste solo poche decine di anime. Della Pieve di Bismantova si rimanda alla scheda "Campiliola".